Chi sono
MAURO BALLERINI
Mi chiamo Mauro Ballerini e sono Toscano.
Più precisamente sono nato e cresciuto in Maremma.
Ho conseguito la Maturità Classica al Liceo “Dante Alighieri” di Orbetello, successivamente mi sono laureato in Lettere Classiche all’Università di Siena ed infine ho ottenuto il Baccalaureato in Scienze Religiose presso la Pontificia Università Lateranense.
Insegno ormai da molti anni a Roma, nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Ma a parte il mio curriculum che in fondo poco o nulla dice di me, mi fregio di essere l’ultimo discendente di una longeva famiglia di attori teatrali. È questo l’aspetto più identificativo della mia persona e della mia esistenza.
Purtroppo non ho mai calcato le scene, ma per una vita intera ho avuto l’onore di ascoltare i racconti mirabolanti di mia madre, delle mie zie, dei miei nonni circa la loro vita nomade di teatranti – un po’ guitti, un po’ snob – innamorati e fieri del loro atipico mestiere.
Ho ascoltato, fin da bambino, favoleggiare di una mia bisnonna attrice e dei suoi illustri antenati.
Tragicamente, però, al di là delle parole (troppo effimere) e dei ricordi (un po’ confusi un po’ creativi e sempre più fiochi) dei “sopravvissuti”, di tutte queste esistenze speciali non restava null’altro che poche fotografie di scena e cinque/sei locandine.
Frammenti davvero microscopici e tristemente insignificanti.
Per lunghi anni ho solo rimpianto, con rabbia e sconforto, di non aver ascoltato e trascritto le memorie dei miei cari: sentivo che, con la loro morte, avevano trascinato sottoterra tutta la loro storia di vita.
Poi, ad un tratto – quasi per gioco sul principio – ho iniziato a trasformarmi in biografo, a mettere insieme quel che restava dei miei nonni-attori: racconti, fotografie, testimonianze…
Più scoprivo e più cresceva in me la fame di sapere altro, di andare più a fondo, di risalire più indietro nel tempo.
Stavo insomma, forse senza averne piena coscienza, incubando il folle disegno di riportare in vita persone che una vita avevano vissuto (e che vita!), ma che il trascorrere del tempo aveva poi cancellato.
Questa azione demiurgica di ridare un volto, una consistenza, una realtà a chi era morto e dimenticato mi ha così tanto coinvolto e rapito da averne poi fatto la missione della mia stessa esistenza.